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Scrive il Vescovo di San Miniato: “Le gemelle Kessler e i cent’anni del mio babbo”

Tratto da una riflessione pubblicata sul quotidiano online InTerris.it, pubblichiamo il pensiero del Vescovo di San Miniato mons. Giovanni Paccosi.

Tutti parlano in questi giorni della decisione delle due anziane soubrettes di togliersi la vita, lasciando tutto in beneficenza. Un gran gesto, dicono, un gesto di libertà delle due, che libere erano sempre state. Nei miei ricordi di bambino le vedo ballare e cantare all’unisono nella TV in bianco e nero della mia infanzia, così attraenti e identiche, affiatate e sorridenti. E adesso a ottantanove anni (la stessa età a cui è morta la mia mamma, quasi due anni fa) come dovevano essere piene di ricordi ma anche come dovevano essere vuote, vuote di amicizie, di speranza, di attesa. Tutto alle spalle e nulla davanti.

Non sono io giudice del gesto che hanno compiuto. Eppure non può essere questo il meglio che ognuno attende! E allora penso al mio babbo Vittorio, che la settimana scorsa ha compiuto cento anni. Lui non fa che stupirsi della grazia che è stata tutta la sua durissima, specie nei primi anni, lunghissima vita. Non ha parole che di gratitudine e letizia, e anche di attesa, umile attesa di ogni giorno che inizia, di vedere noi figli e nipoti, di rivedere un giorno sua moglie, di compiere questo viaggio ancora in corso, ed è in pace. Per lui il meglio deve ancora venire. Almeno così appare guardandolo, sulla sua sedia a rotelle, nella casa di riposo dove si trova, e di cui è contento («quante premure, che bella struttura, che bel giardino intorno…»).

Due donne bellissime, famose, che hanno avuto tutto, non avevano più nulla da attendere e nulla per cui iniziare un nuovo giorno, a differenza del mio babbo, che tra ossigeno, bronchiti, dolori, e tante persone care ormai scomparse, non vive certo una condizione umana migliore. Ma come è diverso quando si riconosce che la vita non è nostra, che è un dono: per te, babbo, ogni giorno è risposta all’amore che ti crea, con il tuo amore, fatto pure solo di gratitudine e di preghiera, di sorrisi e di attesa. Il mio babbo è un uomo cristiano, niente più, e se anni fa lo vedevo donarsi a noi e a tutti, ora fa di sé stesso un’offerta al Creatore, e spande letizia e pace. Il regalo dei cent’anni è lui. Per noi. Per il mondo. E il regalo vero per lui e per noi è scoprire che siamo voluti e amati e che ci attende la vita per sempre.

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