Rientrati i Vescovi Toscani
Vescovi della Toscana in Terrasanta
A seguito del bombardamento avviato da Israele nei confronti dell’Iran i Vescovi della Toscana in pellegrinaggio in Terrasanta hanno lasciato Israele e sono arrivati giovedi scorso ad Amman, in Giordania: “Abbiamo passato il confine tra Israele e Giordania ad Allenby, adesso siamo su due pulmini che ci porteranno ad Amman” spiega Simone Pitossi, giornalista di Toscana Oggi che accompagna il gruppo. Al termine del loro pellegrinaggio, sarebbero dovuti partire stasera da Tel Aviv ma, dopo la chiusura dell’aeroporto, la Custodia di Terra Santa ha organizzato per loro il trasferimento ad Amman, da dove faranno rientro in Italia con il primo volo disponibile. Il gruppo, che comprende anche sacerdoti e laici, è guidato dal cardinale Augusto Paolo Lojudice, presidente della Cet, arcivescovo di Siena e vescovo di Montepulciano, insieme a fra’ Matteo Brena, Commissario di Terra Santa per la Toscana. Della delegazione fanno parte i vescovi: Gherardo Gambelli (Firenze), Stefano Manetti (Fiesole), Andrea Migliavacca (Arezzo), Paolo Giulietti (Lucca), Giovanni Nerbini (Prato), Giovanni Paccosi (San Miniato), Saverio Cannistrà (Pisa), Bernardino Giordano (Grosseto e Pitigliano), Mario Vaccari (Massa Carrara – Pontremoli), Simone Giusti (Livorno), Roberto Filippini (emerito di Pescia). Accompagnamoli con la preghiera nel viaggio di ritorno e rafforziamo la preghiera stessa per la Pace in questoese dedicato al Sacro Cuore di Gesù!
Dalla parte della vita sempre!
Nuovi standard per il sociosanitario, la preoccupazione degli enti gestori
Dodici associazioni che rappresentano gli enti gestori di servizi residenziali per anziani non autosufficienti hanno chiesto un audizione al coordinatore della Commissione salute della Conferenza Stato Regioni, Massimo Fabi per esprimere le proprie riflessioni sullo schema decreto del Ministero della Salute, trasmesso alla Conferenza Stato Regioni sui “Criteri condivisi ed omogenei a livello nazionale per l’individuazione dei requisiti di sicurezza e qualità delle strutture pubbliche e private che erogano prestazioni residenziali e semiresidenziali per persone anziane non autosufficienti”.
Si tratta di un decreto previsto dal decreto legislativo 29/2024 di attuazione della legge Anziani / riforma della non autosufficienza.
Oltre a Uneba, a firmare la richiesta sono Acop, Aias, Aiop, Anaste, Ansdipp, Aris, Confapi, Diaconia Valdese, La Rosa Blu, Unicoop sociale, Uripa.
La preoccupazione di Uneba
Ci sembra doveroso – nota Virginio Marchesi, presidente di Uneba Milano – segnalare alcuni elementi generali di “forte” preoccupazione presenti nello stesso Decreto:
1. Il Decreto individua le strutture residenziali per le persone non autosufficienti con riferimento all’art. 29 e 30 dei LEA salvo poi precisare che lo stesso si occupa in realtà solo delle strutture residenziali riferibili all’art. 30 comma1, lettera b) quindi esclusivamente degli ospiti in “lungoassistenza”. La criticità di tale punto è il fatto che il Decreto NON affronta “volutamente” il tema della risposta residenziale il cui onere grava totalmente sul Fondo sanitario che, come noto, è oggi elemento di particolare “criticità”;
2. Il Decreto definisce tempi e modalità di approvazione e applicazione dello stesso:
2.1. in 1 anno di tempo per recepire l’intesa da parte delle Regioni/province Autonome
2.2. in 2 anni di tempo per l’adeguamento ai requisiti strutturali da parte delle strutture già in esercizio
3. il Decreto prevede che le Regioni/Province Autonome provvedono all’attuazione delle disposizioni contenute nel Decreto nei limiti delle “… risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a disposizione vigente e comunque senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.
L’insieme degli elementi sopra evidenziati ci porta a ritenere che il Decreto prospetta soluzioni che possiamo ritenere:
- riduttive rispetto al complesso dei problemi che era chiamato ad affrontare
- parziali rispetto alle soluzioni che era chiamato ad individuare
- carenti rispetto alla dimensione economica dei costi che lo stesso postula in quanto o non prevede un onere o lo “scarica” sul livello regionale se non, elemento ancor più paradossale, sui gestori del servizio e sulle persone assistite e/o le loro famiglie.